Serena Ciai

“Dopo una vita da creativa, trascorsa nella
convinzione di dover supplire con l’ingegno ad una scarsa manualità, ho
improvvisamente scoperto di avere proprio nelle mani quell’intelligenza del
fare che tanto aiuta a concentrarsi per non disperdersi, a realizzare per non
impigrire, a superare i guasti dell’età, ma anche del vizio e della paranoia
esistenziale.
E’ stato così che un bel giorno del settembre 2007 lo sportello
più trasgressivo della mia mente si è trovato “incartato” senza averne
coscienza. Grondava acqua, colla, colori, strappi e sfumature.
Da allora una gioiosa esaltazione mi porta a lavorare febbrilmente intorno a vecchi mobili
obsoleti che si offrono docili alla furia delle mie mani, oppure su nuovi legni
che cedono la loro incolore banalità alla ricchezza
di imprevisti accordi cromatici.
Utilizzo le più belle carte del mondo, che vengono da me dissacrate,
bagnate, sfibrate. stratificate  con ardimentosa carica emozionale.
Avviene allora, come per magia, che eserciti di colori si sfidano,
si contrastano e si compenetrano loro malgrado,
appropriandosi della superficie sottostante e anche
di qualsiasi mia volontà razionale.
Con un fissaggio invisibile completo il lavoro,
che diventa indistruttibile.
Il colore spaventa. Bisogna essere temerari per usarlo in libertà.
Quando è solare e squillante rispecchia il desiderio di leggerezza e ottimismo
che nuotano contro corrente in ciascuno di noi, dove scorre la vita”.